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Presentazione libro "Nunc est Bibendum - Le Lupe di Augusto" di Stefano Mariano Mazza

Venerdì 23 gennaio 2015 ore 17,15 aula consiliare

 Novità: NUNC EST BIBENDUM. Le Lupe di Augusto
di Stefano Mariano Mazza (Edizioni Solfanelli)
A Roma, a cavallo dell’Anno Domini, due donne, l’Imperatrice Livia Drusilla e la sua ancella personale Galeria, vivono le loro vite parallele, agli estremi opposti della scala sociale, a fianco di Augusto, l’uomo di cui si è detto tutto e, forse, anche troppo.
Crescono assieme tra tragedie e onori, annullando le loro differenze di rango; si aiutano nelle avversità affrontando due realtà differenti, accomunate da un desiderio sottile e strisciante, scavalcando spesso la soglia che sconfina nell’amore. Si spostano con leggiadria fra gli eventi che condizioneranno il mondo per i secoli a venire, entrambe consapevoli del loro ruolo tra i personaggi che hanno scritto la Storia.
Nello stretto rapporto che si instaura tra ancella, divenuta liberta, e la Domina amica, Galeria scivola fra un’impertinente studiata vacuità e l’interpretazione ironica e illuminata sulla vita quotidiana di un grande, quale l’imperatore è. Questo le conferisce il carattere principale nella narrazione, con il contraltare di una Livia Drusilla liberata dai cliché stereotipi di morigeratezza assegnatigli dalla storiografia tradizionale.
Il racconto si snoda tra i convivi con doviziosi virtuosismi sull’enogastronomia d’epoca, intrecciandosi con le celebrazioni e i riti religiosi, congli eventi bellici e politici vissuti al fianco di personaggi di tutto rispetto. Politici e generali, letterati e matrone convivono a contatto con una presenza pesante che aleggia su di loro: quella della morte che può arrivare in ogni momento.
Il rapporto tra Galeria e la poco pragmatica Domina è vissuto giorno per giorno, le cui vicende sono tratteggiate con la prospettiva privilegiata della dorata esistenza comune, tanto esagerata quanto reale, che talvolta induce nelle protagoniste i dubbi esistenziali.
I luoghi dell’azione, le residenze, le ville e gli edifici imperiali a Roma e nelle Provincie, vengono visitati e descritti con il verismo dell’archeologia … Augusto, inarrivabile, interviene solo indirettamente, per bocca degli altri componenti della famiglia imperiale e dei suoi collaboratori più stretti.
Livia e Galeria - immerse in un contesto di personalità famosissime, invischiate in congiure e tradimenti, con una corruzione dilagante e con gli eccessi epicurei del bere e del mangiare - riescono sempre ad avere la meglio.
Il pot-pourri che ne esce è un erudito miscuglio di storia, umanità ed edonismo, galleggianti fra vizi e virtù, in aperto contrasto con le stantie assegnazioni dei ruoli tradizionali, troppo spesso basate su un pedissequo, bimillenario, copia-incolla.
 
RECENSIONE di Carlo Guarinoni
Non capita tutti i giorni di leggere un romanzo storico e rimanere affascinati dai particolari, più ancora che dalla trama. Quello che distingue “Nunc est bibendum” di Stefano Mariano Mazza da tanti altri romanzi ambientati nella Roma imperiale è proprio l’attenzione alle cose minime.
 Chi è appassionato di storia romana sa bene che la vita quotidiana di duemila anni fa era molto diversa da quella di oggi. Spostarsi, comunicare, nutrirsi… bere. Tutto era differente. L’autore è riuscito a ambientare l’azione drammatica in maniera minuziosa e lieve allo stesso tempo. Tutto è controllato scrupolosamente, ma senza pedanteria. “Nunc est bibendum” è un romanzo a tema. L’intenzione dell’autore è evidente e dichiarata: appassionato non meno di enologia che di storia egli intende porre l’accento sulle uve, sui vini, sul cibo che il “nettare degli dei” accompagnava. Ma l’intreccio è godibile anche per chi di uve e di vino non a nulla.
Volendo usare un linguaggio trito, si potrebbe parlare di “grande affresco” dell’alta società nella Roma augustea. Qui però della statica sbiaditezza dell’affresco non c’è alcuna traccia. Protagoniste sono due donne. E che donne! Di Livia, personaggio realmente esistito, Mazza interpreta le descrizioni dei grandi storici. Ma della sua ancella e poi liberta imperiale Galeria, inventa tutto, immaginando una figura femminile talmente viva da farla apparire a-cronistica, più che anacronistica.
Galeria è letteralmente fuori dal tempo, o dentro, se si vuole. La sua femminilità prescinde dal tempo dell’azione e ne fa un personaggio archetipico: quello di una donna determinata, capace di affrancarsi dalla sua condizione ancillare senza rinunciare a nulla del proprio io: non ai suoi istinti più profondi, non alla passione per Macriano Stazio, non all’intimità con la sua antica padrona. Seguire le vicende della sua vita equivale a ripercorrere, senza rendersene immediatamente conto, la nascita e l’affermarsi dell’Impero. Nelle scene dei banchetti, in particolare, ritroviamo i protagonisti della Storia romana come tolti dal gesso delle loro immagini codificate. Lo scrupolo con cui ogni personaggio è collocato esattamente nella fase della vita che attraversava quel giorno rende meglio di ogni altro particolare il grande lavoro di ricerca che è alla base del libro.
Età, parentele, relazioni. Tutto è controllato e verificato minuziosamente per offrire al lettore il piacere di leggere senza il sospetto fastidioso dell’espediente letterario, del trucco. E lo stesso accade col vino. Dove non soccorre l’evidenza documentale, ecco farsi avanti una “fantasia cartesiana”, se così possiamo definirla: non sappiamo se le cose stavano davvero così, ma sulla base di tutto ciò che sappiamo per certo, verosimilmente le cose stavano così. Onestà intellettuale, deformazione professionale di un ingegnere?
Mettiamola pure come vogliamo. Fatto sta che parafrasando Orazio verrebbe da dire: “Nunc est legendum”.
Carlo Guarinoni
Economista e pubblicista